Attività realizzate dall' Ass. Culturale O.S.A. Teatro con l' Istituto Penale Minorile “Meucci” di Firenze.
Anno 2003: “IL GIOCO DELLO SCAMBIO” , laboratorio interdisciplinare di improvvisazione teatrale, ritmo e giocoleria per i ragazzi detenuti. All'interno dell'Istituto, parallelamente al laboratorio, è stato prodotto uno spettacolo. 3-5 / 7 / 03 : “ MaCbEtH CoScIeNtIa ” , I.P.M. “Meucci” di Firenze adattamento e regia : Claudio Suzzi I ragazzi, in altre ore d'attività, hanno costruito maschere di cartapesta e oggetti di scena per la rappresentazione. Lo spettacolo si inserisce in un percorso di cinque studi tematici sul Macbeth di Shakespeare, di cui il primo e' dedicato alla coscienza. Il Macbeth racconta le debolezze di un uomo insicuro, succube degli eventi e delle persone che lo circondano. In questa occasione lo studio dell'opera è stato condiviso con i ragazzi “ospiti” dell'Istituto che hanno percepito l'atmosfera produttiva del teatro, hanno partecipato alla prima e sono stati preparati alla visione e alla storia in due incontri, uno precedente e uno successivo allo spettacolo. In questo studio il punto di vista privilegiato e' quello delle streghe, che manipolano le azioni di Macbeth attraverso la sua diabolica compagna, Lady Macbeth. È lei che mediante il potere della parola, lo convince a compiere azioni contro natura, come il tradimento e l'omicidio. Per il 2004 è stato presentato un progetto sperimentale: ” DALLE ISOLE ALLE ASOLE” Obiettivo del progetto “Dalle Isole alle Asole” è creare una dinamica di laboratorio teatrale che, dall'interno dell'I.P.M. “Meucci” di Firenze, si proietti verso l'esterno. Così è nata l'idea di una attività gratuita per quei ragazzi che hanno conosciuto il teatro nel periodo di restrizione in carcere ed intendono continuarlo fuori come esperienza creativa Nello spazio interno (I.P.M. “Meucci”) dal 7 al 14 maggio del 2004, l'Associazione O.S.A. ha dato vita alla prima edizione di “IN-VISIBILITA' 04” un evento articolato in tre momenti: A. 7-8 / 5 / 04 Seminario nazionale “Per una rete di teatro carcere minorile in Italia” Nelle due giornate seminariali, l'O.S.A. Teatro, ha riunito i rappresentanti di alcune tra le maggiori esperienze presenti in Italia in ambito di teatro carcere, dando maggiore spazio e visibilità a quelle che operano in istituti di pena per minorenni. L'esigenza di testare una rete tra le compagnie che svolgono questo tipo di attività, è nata dalla necessità dell'O.S.A. di fare un bilancio del lavoro svolto nel 2004 e soprattutto, per conoscere – e quindi imparare – le realtà “storiche”, che in passato hanno già usato la dinamica di rete per realizzare progetti sinergici sul territorio nazionale. Si è pensato quindi di porre l'attenzione sui soggetti coinvolti negli obiettivi di programmazione del protocollo d'intesa che nel 1996 l'Ente Teatrale Italiano (ETI), ha stipulato con l'Ufficio Centrale per la Giustizia Minorile. Nel 1996 il protocollo d'intesa dava il via ad una sperimentazione limitata a tre aree d'azione: Traviso, Bari e Catania. Successivamente le sperimentazioni si sono consolidate e le aree coinvolte ampliate, per dar vita ad un progetto nazionale “I Mestieri del Teatro”, esteso anche alle realtà di Milano, Sassari, Padova, Bologna, Palermo e l'Aquila. Al seminario del sette e otto maggio sono intervenuti Claudio Collovà, della Cooperativa Teatrale Dioniso, attiva all'interno dell'I.P.M. “Malaspina” di Palermo, Giuseppe Scutellà dell'Associazione Puntozero attiva nel carcere “Beccaria” di Milano e Paolo Billi dell'Associazione Bloom – Culture Teatri –, che con la compagnia del Pratello, formata da ragazzi detenuti, lavora nell'I.P.M. “P. Siciliani” di Bologna. Nella prima giornata l'O.S.A. Teatro ha presentato il proprio lavoro all'interno del “Meucci” e ci si è soffermati, alla presenza del Direttore del carcere Fiorenzo Cerruto e dei rappresentanti del Quartiere 1 di Firenze, sui contenuti del lavoro svolto e sulle prospettive future aperte dalla pratica teatrale, inattiva da anni nel programma di attività dell'I.P.M. fiorentino. Alle due giornate erano anche presenti tutti i detenuti ospiti dell'Istituto. Abbiamo pensato di coinvolgerli attivamente per dargli la possibilità di prendere coscienza del lavoro artistico svolto da altri ragazzi nelle loro medesime condizioni e delle realtà impegnate in altri istituti di pena. L'intervento del regista Claudio Collovà ha posto l'attenzione sulle effettive difficoltà di rete in Italia, date da una differenza sostanziale tra le politiche locali, prima che centrali, in materia di teatro in carcere. Ha esposto le difficoltà incontrate nella sua lunga esperienza siciliana, difficoltà economiche e culturali, che ancora non permettono unità di scambio e di incontro tra realtà operanti al sud e quelle del nord. Internet e i nuovi mezzi di comunicazione non hanno sopperito alla mancanza concreta di infrastrutture tali da permettere scambi costanti e programmazioni comuni tra le realtà presenti su tutto il territorio nazionale. Uno degli strumenti che ha permesso in questi anni di intravedere la nascita di una rete viva di teatro in carcere con ragazzi minorenni, il protocollo d'intesa del 1996, ha perso, per motivi principalmente politici e non per mancanza di poposte o programmi da parte delle compagnie, quel carattere prepositivo ed espansivo che lo ha caratterizzato in tutte le iniziative di produzione e formazione realizzate attraverso il progetto “I Mestieri del Teatro”. Collovà ha presentato per la prima volta in Toscana il suo ultimo lavoro video, “Africa, Africa, Africa” , scritto con Martino Lo Cascio e realizzato con i ragazzi del centro “Malaspina” di Palermo. Giuseppe Scutellà , regista di Puntozero, attivo nel carcere “Beccaria” di Milano, ha confermato le tesi di Collovà, integrandole con la testimonianza di una realtà operante in una delle città italiane più all'avanguardia in campo artistico e sociale. Anche Scutellà ha ribadito l'attuale frammentazione delle iniziative precedentemente riunite dal progetto “I Mestieri del Teatro”. La mancanza di fondi e la conseguente incomunicabilità tra le diverse esperienze, è data dalla necessità di dover reperire finanziamentie spazi a livello locale e regionale e questo provoca una “devolution” teatrale che forsa rispecchia i tempi in cui viviamo. Fortunatamente i punti di contatto tra le compagnie non tendono solamente ad un dialogo sulle fonti di finanziamento, o sullo snellimento delle pratiche burocratiche legate all'attività di teatro all'interno di un carcere. Tra l'O.S.A. Teatro e l'Associazione Puntozero si è scoperta, durante il 2004, una affinità produttiva. Entrambe le realtà, in due carceri diverse, stavano lavorando su “Il Piccolo Principe” di Antoine De Sait-Exuperie. Questa congruenza drammaturgica ha fatto nascere uno scambio fertile e il regista di Milano, nel corso della seconda giornata del seminario, ha prioettato un video che testimoniava lo svolgimento del lavoro in corso, scene che sarebbero poi confluite nello spettacolo “Alla ricerca del Piccolo Principe” , presentato a giugno nel carcere “Beccaria”. E stato interessante osservare le reazioni degli attori detenuti di Firenze, impegnati nel montaggio delle stesse scene proposte dagli attori detenuti di Milano. E' stato anche molto formativo per noi operatori, vedere come le scelte stilistiche adottate sullo stesso materiale drammaturgico, potessero mettere in campo stilemi differenti pur conservando, in entrambi i casi, la forza espressiva di un lavoro interpretato da attori così particolari. Infine Paolo Billi ha proiettato il video documento del percorso svolto dalla compagnia del Pratello per la messa in scena di “Teatro dei Prodigi e delle Miserie” . Per tutti è stata un'emozione vedere come a Bologna il teatro costituisca un'esperienza interdisciplinare a trecentosessanta gradi. Ogni singola competenza necessaria al lavoro di produzione è utilizzata per il coinvolgimento dei detenuti. Quindi si vedono ragazzi impegnati nell'adattamento del testo, altri nella costruzione delle scenografie, altri come attori nelle prove. E si vede uno spazio deputato al teatro, un luogo ricavato all'interno dell'Istituto dove è possibile creare le condizioni logistiche necesarie alla realizzazione di un evento teatrale. “Teatro dei Prodigi e delle Miserie” è andato in scena per quindici giorni e tutti i partecipanti hanno recepito, per le repliche e per il periodo di prove, un compenso che ha conferito all'attività dignità artistica, ma soprattutto lavorativa. Questo era poi l'obiettivo primo del progetto “I Mestieri del Teatro” in cui anche l'Associazione Bloom era stata inserita. Billi ha proposto la stesura di un documento, redatto dalle compagnie operanti negli istituti per minori, da far pervenire all'Ente Teatrale Italiano per denunciare la mancanza di fondi e l'impossibilità, per alcune realtà, di poter continuare ad ottenere risultati soddisfacenti in una situazione di totale mancanza di strutture economiche e politiche. Eppure qualcosa, dal 1996 ad oggi, è successo. Attualmente in un carcere, soprattutto per minori, non è difficile incontrare ragazzi che hanno già fatto esperienze di teatro in altri istituti italiani, con altre compagnie. Per quanto concerne il percorso dell'O.S.A. Teatro a Firenze ad esempio, Agostino, un detenuto trasferito dal carcere di Napoli, aveva avuto precedenti esperienze come attore, nel minorile della sua città. Ci ha detto di aver interpretato un Pinocchio al carcere di Nisida ed ha avuto la capacità di aiutarci nel delicato compito di creazione del gruppo, di coinvolgimento degli altri nelle attività. Anche Abdel e Tarik hanno conosciuto Paolo Billi e lavorato con lui al minorile di Bologna. Questi ragazzi che dichiarano di avere già una formazione, che hanno coscienza dei compiti dell'attore o a volte esprimono idee registiche, sono ancora eccezioni che però confermano il potere magico del teatro come mezzo di comunicazione e aggregazione. I ragazzi che si incontrano dentro e che decidono volontariamente di partecipare, anche per curiosità, a un laboratorio teatrale, possono essere considerati la prova d'un'esperienza che si accumula, sia per loro che per le compagnie, di un'autoformazione attraverso il gioco e il contatto, d'un allenamento mnemonico d'una vitalità dura a morire. Questi ragazzi diversi tra loro per età e cultura, potrebbero essere considerati veri e propri documenti diretti “viventi” del valore e dei risultati di quelle esperienze rilevanti di teatro carcere che, con difficoltà, continuano ad operare sul territorio nazionale. E' così che, in questi mesi di lavoro all'I.P.M. “Meucci”, l'O.S.A. Teatro si è reso conto di una rete invisibile che, forza maggiore, unisce le realtà che operano negli Istituti minorili attraverso il teatro. Paradossalmente la rete non è ufficializzata dalle compagnie ne dalle istituzioni teatrali ma dalla burocrazia penitenziaria, che con i rapidi e frequenti trasferimenti dei ragazzi, permette loro di partecipare a vari laboratori e quindi di apprendere differenti metodologie di lavoro. Queste metodologie e l'approccio pedagogico usato dai registi, comincia, per i ragazzi detenuti che hanno pene più lunghe e che decidono nella loro permanenza obbligata di fare teatro, ad essere un bagaglio non soltanto d'esperienza ma soprattutto di tecnica. I ragazzi, dopo aver concesso la loro fiducia agli operatori, si lasciano trasportare nella costruzione dello spettacolo ma parallelamente, hanno coscienza di imparare una tecnica che prima non conoscevano. Molti riescono a riscoprire il piacere per il gioco e questo piacere esplode nelle improvvisazioni, in cui si riconosce una forza gestuale e immaginativa legata profondamente al difficile vissuto di ognuno. Le realtà umane che si incontrano in carcere sono molteplici e tutte ricche d'umanità. E' questa molteplicità di suoni e colori, è la diversità e forse la necessità che una vita reclusa impone, l'unica linfa di cui si nutre il teatro in un carcere e, per il fattore anagrafico, soprattutto in un carcere minorile. E' compito delle compagnie operanti conoscersi, ideare insieme nuovi strumenti per migliorare il lavoro all'interno e poter dare così ai ragazzi coinvolti, una prospettiva di utilizzo del loro bagaglio teatrale anche fuori dalle mura e dalla triste esperienza detentiva. Allo stesso tavolo, presenti nelle due giornate, sono intervenuti anche Gianfranco Pedullà , che oltre a parlare della decennale esperienza del suo Teatro Popolare d'Arte con i detenuti maggiorenni del carcere di Arezzo, ha esposto il lavoro di rete, attiva dal 1999 in Toscana, con il coordinamento regionale di teatro in carcere. Anche Donatella Massimilla , presidentessa del Centro Europeo Teatro Carcere, ha parlato della sua esperienza di rete in Europa, delle possibilità offerte dai programmi culturali della comunità europea come alternativa al lento sistema italiano, poco sensibile nel riconoscere il teatro in carcere come momento produttivo valido non solo dal punto di vista tratamentale ma anche e soprattutto estetico.
B. 8-13/5/2004 “Piccoli Principi” , spettacolo interpretato da ragazzi detenuti nell'I.P.M. “Meucci” di Firenze; adattamento e regia: Claudio Suzzi Lo spettacolo rappresenta la prima esperienza dell'O.S.A. Teatro nel coinvolgere i detenuti come attori in una vera e propria produzione teatrale. Il laboratorio è cominciato a gennaio del 2004, partendo da esercizi di coordinamento motorio e improvvisazione nello spazio. Le difficoltà che si incontrano in un istituto penale per minori sono fondamentalmente legate al turn-over dei ragazzi, di cui solo pochi sono stabili nell'istituto. Gli altri sono soggetti a rapidi trasferimenti in altri penitenziari, oppure, avendo commesso piccoli reati, vengono fortunatamente rilasciati dopo un breve periodo. Con questi è estremamente difficile innestare una dinamica teatrale costante. Quindi il gruppo è stato, per forza di cose, mutevole e aperto fin poco prima del debutto, l'otto maggio del 2004. Siamo riusciti a coinvolgere otto ragazzi per ben sette repliche. Gli ultimi arrivati hanno dimostrato una capacità pratica e intellettuale non indifferente, in quanto hanno sostituito detenuti attori che, come già detto sopra, sono stati soggetti a trasferimento pochi giorni prima del debutto. Ogni ragazzo coinvolto, oltre ad aver imparato la propria parte a memoria, aiutati da Azusa Tanabu e Mauro Lucantoni negli orari scolastici, ha recepito il testo del Piccolo Principe in maniera profonda. L'adattamento dalla favola al testo teatrale, ha permesso di inserire in modo sottile tematiche che andavano a riflettere la loro condizione di detenuti. Il Piccolo Principe vive su un pianeta piccolissimo, «piccolo come la cella di un'ape», ha voglia di scoprire nuovi pianeti, vuole viaggiare per trovare nuovi amici ma sfortunatamente incontra solo adulti, attenti alla forma e al profitto. Durante le sette repliche, i ragazzi hanno incontrato il pubblico esterno e si sono sentiti protagonisti di un evento realizzato con tutte le loro forze, frutto del loro impegno, di un'attività, quella teatrale, che non si concilia facilmente con i ritmi e gli stati d'animo propri di un carcere. C. 13 / 5 / 04 Concerto conclusivo dei “Fiati Sprecati” La sera del 13 maggio, “IN-VISIBILITA' 04” si è concluso con il concerto de “I FIATI SPRECATI”, ensemble fiorentino di soli fiati che ha portato un'atmosfera di festa e di musica popolare all'interno del carcere. L'O.S.A. Teatro ha animato la serata, coinvolgendo nelle danze tutti i ragazzi dell'I. P. M. . La serata è terminata con un piccolo buffet offerto dall'O.S.A. a tutti i ragazzi.
Nello spazio esterno (Centro anziani S. Jiacopino, Cascine. Via delle Carra 4; sede del Teatro Popolare d'Arte) si è avviato il lavoro del progetto FABULE con ragazzi che hanno concluso il periodo detentivo e con quelli che hanno ottenuto una misura alternativa alla detenzione e sono in affidamento ai servizi sociali. Il laboratorio è terminato con la messa in scena di uno spettacolo. FABULAE si inserisce nel progetto “Dalle Isole alle Asole” presentato dall' O.S.A. Teatro all'inizio del 2004. Il Teatro Popolare d'Arte, in collaborazione con il Quartiere 4 del Comune di Firenze, così come il Quartiere 1, ci hanno messo a disposizione alcuni locali, al fine di realizzare questa delicata fase del progetto: il laboratorio esterno.
19-21/12/2004 “Caro Theo” di Claudio Suzzi – regia di Azusa Tanabu Caro Theo è una performance tratta dalla vita di Vincent Van Gogh: un artista la cui pittura manifesta una visione esclusivamente personale dell'arte come “segno” dell'anima, come infinita ricerca di un qualcosa d'irraggiungibile. Il testo prende le mosse dalla fitta corrispondenza che l'artista aveva con il fratello Theo: un giovane mercante d'arte, legato da profondo affetto a Vincent e l'unica persona ad essergli vicina nei momenti di difficoltà. Un testo impegnativo quello che l'O.S.A. Teatro ha proposto ai quattro giovani detenuti-attori che interpreteranno Caro Theo , in cui la difficile vita di Van Gogh si confronta con le difficoltà affrontate giornalmente dagli interpreti. Una nuova sfida, un mettersi nuovamente alla prova è ciò che fa l'O.S.A. Teatro, giornalmente, portando avanti l'attività teatrale all'interno dell'I.P.M. “Meucci” e ora con questo nuovo spettacolo. Un'ennesima dimostrazione per capire le potenzialità del teatro “fuori dai suoi confini”; comprendere le problematiche e le sue ripercussioni nella società.
Anno 2005: Novembre 2004- Novembre 2005 “ Profondità di campo” Parallelamente alle attività laboratoriali all'interno dell'istituto, l'O. S. A. Teatro sta portando a termine un progetto esterno con ragazzi ex-detenuti e della comunità locale. I n collaborazione con l'Associazione Eurotrain e la Comunità Europea , “ Profondità di campo” ha come obiettivo il coinvolgimento di ragazzi e ragazze che intendono divertirsi e imparare le tecniche per realizzare un cortometraggio . Attraverso un laboratorio gratuito, l'O. S. A. produrrà con i partecipanti un cortometraggio/documentario, conferendo loro gli strumenti-base per gestire un progetto video, dalla fase di scrittura a quella di montaggio. Ottobre 2005 “ Il signore delle mosche” spettacolo interpretato da ragazzi detenuti nell'I.P.M. “Meucci” di Firenze; adattamento e regia: Claudio Suzzi Lo spettacolo, tratto dal famoso romanzo di William Golding, è il risultato finale di un laboratorio teatrale svolto nei mesi di luglio, agosto, settembre 2005. Questo atto unico racconterà, attraverso una forte componente corporea e i codici del teatro di ricerca, la storia di un gruppo di ragazzi dispersi su un'isola deserta mentre il resto del mondo è sull'orlo della guerra atomica.Il testo ha permesso di affrontare, durante il percorso laboratoriale con i ragazzi, temi per loro molto interessanti quali la necessità delle regole e dei doveri, la democrazia, il valore del rispetto e del dialogo, la scissione tra razionalità e violenza. Il romanzo di Golding ben si presta a questo lavoro di riflessione su tematiche universali dato il forte valore simbolico dei personaggi e di tutto il romanzo. |