La città di Michelucci: così variabile, così attuale

 

Il Giornale dell’Architettura ricorda l’attualità del pensiero di Michelucci a distanza di trent’anni dalla sua scomparsa, con un articolo del direttore della Fondazione Michelucci sull’importante eredità intellettuale dell’architetto, che ancor oggi ci permette di leggere e “progettare” i nostri tempi.

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Per Il Giornale dell’Architettura, 21 dicembre 2020

Andrea Aleardi, direttore della Fondazione Giovanni Michelucci

 

Nell’ultimo giorno dell’anno 1990 nella sua casa alle pendici di Fiesole, affacciata su quella amata e complicata Firenze lì sotto, ci lasciava Giovanni Michelucci, quasi defilandosi per tempo due giorni prima delle tanto attese pubbliche celebrazioni per i suoi 100 anni, dato che era nato a Pistoia il 2 gennaio 1891.

Ci ha lasciato dopo quel “viaggio lungo un secolo”, come lo ricordava il suo affezionato allievo Marco Dezzi Bardeschi, attraversando una ricca e articolata storia disciplinare, culturale, sociale e umana del Novecento, in cui ha lucidamente “coltivato” una cultura del dubbio per continuamente rinnovare il suo sguardo progettuale verso la società, per coglierne nel suo cambiare il proprio senso di contemporaneità, verso quell’idea della Nuova città a cui dare forma e come orizzonte a cui tendere.

A trent’anni di distanza, in cui molto lavoro di studio e approfondimento è stato fatto sulle sue opere, i progetti, i materiali di archivio da parte di studiosi in ambito accademico ma anche dai territori che hanno voluto valorizzare il loro rapporto con l’architetto e le sue opere, per la nostra Fondazione oggi è soprattutto l’attualità del pensiero di Michelucci la sua più profonda eredità intellettuale, una chiave per leggere e “progettare” i nostri tempi per quella Nuova città che i nostri contemporanei devono quotidianamente costruire.

Oltre a La nuova città, Esperienza artigiana insieme a Felicità dell’architetto, La città del dialogo, Non sono un maestro, La città variabile, Brunelleschi mago sono solo alcuni evocativi titoli di sue pubblicazioni, oltre agli innumerevoli articoli e scritti che raccontano quello sguardo verso la società che un architetto, forse prima di tutto come cittadino, non può non considerare come fondamenti della sua responsabilità civile.

Anche la recente mostra del 2017, per Pistoia Capitale italiana della cultura, “Giovanni Michelucci. La costruzione della città”, già si muoveva interamente sul tessuto delle sue visionarie parole che partono e tornano alla concretezza della vita, dove le opere, i progetti, i disegni non sono in fondo che preziose appassionate esperienze che si fanno didascalie di quei sensibili racconti pieni di futuro. E anche qui i vari capitoli La città variabile tra nuova città e ricostruzione, Il cantiere come progetto per la società, L’agorà degli spazi collettivi, Il senso della natura hanno cercato di rappresentare un approccio costante ed ideale alla propria azione etica verso la città, il territorio e le comunità.

Nel 1953 affida ad un suo scritto, La città variabile, la prolusione a quell’anno accademico dell’Università di Bologna, in cui delinea il ruolo fondamentale dei cittadini nel modificare con le proprie esigenze una società in continuo cambiamento come un’istanza vitale per la città “democratica e variabile”, parte di una storia operante e necessariamente mutevole per essere sempre fisiologicamente contemporanea. Una visione estremamente moderna, declinata oggi – forzatamente di fronte a criticità interne ed esterne alla società – in necessità urgente di resilienza delle città e delle comunità, cercando di riportare l’attenzione su un più plurale e organico ascolto di un mondo che cambia, per aiutare il mondo a cambiare.

In questo contesto si è pensato di ri-declinare, partendo dalle suggestioni di quelle parole, una michelucciana attenzione sulle condizioni contemporanee attraverso una lettura multidisciplinare proposta da operatori e studiosi, ricercatori e studenti, intellettuali e progettisti, amministratori e cittadini, che interessi la città e la comunità, tracciando alcune linee di riflessione orientate verso il futuro.

Tra il settembre 2020 e il giugno 2021 una serie di manifestazioni culturali, promosse dalla Fondazione Michelucci in copromozione con Regione Toscana, i Comuni di Fiesole, Firenze e Pistoia e in collaborazione con molti altri enti, istituzioni e soggetti privati – pur nelle difficili condizioni della pandemia – sta raccogliendo le tante e diverse voci che ci aiuteranno a comprendere l’attualità del vigore visionario e la nobile concretezza del pensiero di Michelucci, per noi la chiave per dare continuità al suo ultimo progetto, una Fondazione come centro di studi e ricerche sulla città, tra dimensione urbana, sociale e culturale, a servizio della comunità. Sono in programma mostre, incontri/webinar, partecipazioni a festival, laboratori, visite guidate, pubblicazioni digitali e cartacee degli archivi, riedizioni di arredi, prodotti editoriali, che si stanno progressivamente sedimentando in questi mesi, in un programma necessariamente molto “variabile” che non possiamo oggi che affidare, nell’immanente “variabilità” di questi tempi strani con poche future certezze, alle dinamiche di una pagina web sempre in fieri.

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