Monitoraggio sulle strutture e i servizi residenziali per anziani in Toscana
Dopo una lunga storia di separazione, è in corso un processo di avvicinamento tra le due polarità dell’assistenza agli anziani: la casa viene interpretata anche come presidio fondamentale e il presidio anche come casa.
Mentre la nostra società tende rapidamente a invecchiare, la condizione di vita degli anziani si complica: la progressiva perdita di autonomia, più diluita nel tempo, è maggiormente esposta agli effetti di malattie cronico-degenerative o di traumatismi. Il numero delle famiglie di soli anziani tende a crescere, come cresce il numero di anziani che vivono da soli. Il cumulo di situazioni di disagio che l’abitare nella città contemporanea impone loro si traduce in una condizione di isolamento forzato, di perdita di autonomia e di rete di relazioni.
Questo complesso di fattori ha spinto verso l’istituzionalizzazione in strutture residenziali dedicate un gran numero di anziani che invece, con un adeguato supporto, avrebbero potuto prolungare la permanenza nel proprio alloggio e nel proprio quartiere, la possibilità di continuare ad abitare in un contesto urbano e familiare dove c’è il passato, la rete di relazioni.
La permanenza nel proprio ambiente di vita, anche a costo della solitudine, è un valore largamente condiviso tra gli anziani. Nonostante questo, crescono gli utenti delle strutture residenziali, sia di quelle per non autosufficienti che per autosufficienti. Aumentano le strutture convenzionate, mentre non fa significativi passi in avanti l’offerta dei servizi di assistenza domiciliare fortemente richiesta dagli anziani.
Nella realtà, è però l’impianto delle strutture di assistenza il soggetto che ha subito il maggiore invecchiamento, non solo per incapacità di risposta alle esigenze ma, anche, per arretratezza culturale del modello. L’esperienza degli anni recenti ha fatto cadere l’illusione che potesse essere la moltiplicazione dei posti delle Residenze sanitarie assistenziali la risoluzione indiretta dei problemi derivanti dall’invecchiamento della popolazione; ha fatto crescere la consapevolezza che i soggetti che richiedono di essere accolti in Rsa fanno (o altri fanno per loro) una richiesta ‘in negativo’, cioè dettata dalla sofferenza e dalla incapacità a svolgere il proprio ruolo.
Nonostante i passaggi innovativi compiuti, i servizi complessivamente impegnati rispetto agli anziani (assistenza domiciliare diretta, teleassistenza, centri riabilitativi, residenze protette e assistite e più in generale tutti i servizi socio-sanitari a favore della popolazione anziana) non riescono a rispondere adeguatamente alla crescita della domanda, ma proprio sulle tracce di servizi e pratiche innovative presenti può essere costituito un modello fondativo di nuove risposte sul piano progettuale.
C’è un’evidente esigenza di ripensare la tipologia dei servizi per gli anziani: dopo una lunga storia di separazione, è in corso un processo di avvicinamento tra le due polarità dei servizi: la casa viene interpretata anche come presidio fondamentale e il presidio anche come casa.
Per ciò che riguarda la casa, Questo significa rendere l’alloggio capace di accogliere le esigenze derivanti dalle modificazioni fisiologiche e psico-comportamentali caratteristiche dell’invecchiamento.
Per quanto riguarda le strutture, che rappresentano una risorsa necessaria, vanno reinterpretate in modo più dinamico, flessibile e relazionato con le altre risorse territoriali. I loro stessi requisiti strutturali e di funzionalità devono contrastare effetti della istituzionalizzazione a fronte delle esigenze e le risorse di autonomia e relazione delle persone.
L’Osservatorio ha monitorato oltre 300 strutture e servizi residenziali per anziani, con una scheda di rilevazione e valutazione multifattoriale.
NS