A proposito di ‘guerra tra poveri’
Il crescente e pericoloso clima di intolleranza si alimenta non solo dell’allarme sulla sicurezza urbana, ma anche del paventato pericolo che gli immigrati godano di condizioni di privilegio nell’accesso a beni limitati (come la casa o il lavoro).
Che la competizione attorno a risorse scarse rappresenti un rischio per la coesione sociale è una questione estremamente seria, che non può essere liquidata né con i tono allarmistici sulla ‘guerra tra poveri’, nè sostenendo al contrario che questa è solo l’esito di una costruzione sociale negativa dell’immigrazione.
I contesti – territoriali, abitativi, produttivi, sociali – sono estremamente variegati, e differentemente esposti all’impatto dei processi globali e delle politiche locali.
Compito di chi è impegnato nella ricerca, nell’informazione, e naturalmente in ruoli politici e istituzionali, è quello di affrontare con responsabilità e conoscenza della realtà le differenti situazioni.
Intendiamo quindi fornire un sintetico contributo di conoscenza specifico (perché legato all’analisi dettagliata della sola situazione fiorentina), ma con aspetti largamente generalizzabili, della difficoltà sempre più avvertita ad accedere a un alloggio di edilizia pubblica.
La ‘competizione’ per l’accesso all’edilizia sociale è solo marginalmente l’effetto della domanda aggiuntiva degli immigrati, mentre dipende il larghissima misura dall’insufficienza quantitativa dell’offerta: in Italia solo l’8% dei richiedenti accede poi ad un alloggio Erp.
Una insufficienza che è stata aggravata da un decennio di assenza di risorse statali per l’edilizia pubblica, e da un non marginale processo di alienazione del patrimonio che molte amministrazioni hanno promosso, assottigliando ancor più il già esiguo parco alloggiativo sociale.
Mentre gli altri paesi europei continuano a realizzare quote di edilizia pubblica che superano il 20% del costruito annuo, in Italia la pur consistente produzione edilizia tra il 2000 e il 2005 ha realizzato un misero 1% di alloggi pubblici, e un numero trascurabile di alloggi a canone calmierato.
L’esclusione degli immigrati dall’accesso all’edilizia pubblica (e cioè di fatto la situazione esistente fino a una decina di anni fa) non garantirebbe affatto ai richiedenti italiani l’assegnazione di una casa: permarrebbero ampie fasce di esclusi, come permarrebbero dubbi e recriminazioni sulla equità dei criteri per l’accesso.
Nessuno, però, descriverebbe questa situazione come una ‘guerra tra poveri’: questa è stata evocata solo quando sono entrati in scena gli immigrati. E’ nei loro confronti che si ritiene, con un improvviso sussulto identitario, di dover introdurre criteri gerarchici e priorità a garanzia degli abitanti ‘locali’.
Il ‘conflitto’ viene così indirizzato verso gli stranieri, tralasciando l’insufficienza delle politiche e delle risorse destinate alla casa, vero nodo delle difficoltà abitative delle famiglie italiane e immigrate.
Allegati:
immigrati_e_Erp.pdf