Progetto Theo

Accoglienza esterna donne detenute con figli dell’Istituto Sollicciano

Il progetto Theo ha avuto il fine di inserire in strutture esterne al carcere detenute con figli recluse nel N.C.P. di Sollicciano, in ottemperanza al dettato legislativo che prevede che le madri con figli con meno di 3 anni, qualora imputate o condannate, non debbano essere in stato di detenzione.

Il progetto Theo ha avuto il suo avvio formale il 21 febbraio 2005 con la firma della convenzione tra la Casa di accoglienza S. Felice e la Fondazione Giovanni Michelucci che, in qualità di partner dell’associazione capofila Arci Comitato regionale toscano all’interno del progetto Rete Toscana per l’Alloggio Sociale e l’Accoglienza, finanziato dal Cesvot, ha gestito il progetto nel corso del 2005.
L’obbiettivo specifico del Progetto Theo è quello di agevolare il dettato legislativo che prevede che le madri con figli con meno di 3 anni, qualora imputate o condannate, non debbano essere in stato di detenzione. Spesso questo è impedito almeno a quelle detenute madri che non hanno un domicilio o non ne hanno uno che la Magistratura consideri sicuro; questo rende necessario attrezzare soluzioni esterne che garantiscano la permanenza in forma di detenzione domiciliare e con i sostegni e le garanzie che si rendono necessari per l’affidamento a tali strutture.
Una prima fase del lavoro ha riguardato la ricognizione dei centri di accoglienza di Firenze che potenzialmente avrebbero potuto accogliere le madri provenienti da Sollicciano, e la struttura più adeguata in tal senso è risultata essere la Casa S. Felice, che fa parte del progetto S.Agostino. L’ Associazione progetto S.Agostino garantisce la presenza costante 24 ore su 24 presso la ‘casa S. Felice’ di personale adeguatamente formato.
Il progetto in questione al fine di agevolare gli inserimenti presso il centro ha previsto la presenza di due coordinatrici, la dott.ssa Sylke Stegemann, operatrice dell’associazione Telefono Azzurro, ha seguito il percorso di inserimento della madre e del/i figlio/i mantenendo costantemente i rapporti con la stessa e rapportandosi con gli operatori dell’Istituto di Sollicciano; la dott.ssa Mara Ceccatelli, collaboratrice della Fondazione Giovanni Michelucci, ha, invece, avuto funzioni di coordinamento tra il carcere, il centro di accoglienza e le altre figure interessate. Questi contatti hanno permesso di seguire il percorso della madre e del bambino sia nei rapporti interni che in quelli esterni alla Casa di accoglienza, al fine di permettere il pieno e positivo esito del progetto. Nel corso del 2005 sono state fatte varie riunioni con i vari soggetti coinvolti ed interessati al progetto: il personale interno al carcere che si occupa della sezione femminile (educatrice e direttrice), i magistrati del tribunale di sorveglianza (per le pratiche delle donne con una posizione definitiva), i P.M. (per le pratiche delle donne con una posizione non definitiva), gli esponenti degli enti locali. La fase sperimentale del progetto ha avuto termine il 21 dicembre 2005, a cui è seguito un rinnovo grazie ad un impegno della Regione Toscana e del Comune di Firenze, gestito dall’Arci di Firenze, che ha permesso il proseguimento dell’inserimento in corso dal 2005.
Gli inserimenti nel corso del 2005 sono stati due; il primo, che ha interessato il periodo Marzo-Aprile 2005, ha visto l’accoglienza di una donna rom e del suo bambino, il secondo, tutt’ora in corso ed iniziato il 29 luglio scorso, ha riguardato una donna nigeriana e la sua bambina. Le difficoltà incontrate hanno riguardato principalmente l’individuazione delle donne da inserire nella casa di accoglienza da parte dell’Istituto di Sollicciano. Successivamente tali problemi sono stati risolti, ma la posizione giuridica delle madri detenute (molte con una posizione giuridica non definitiva, spesso imputate, o comunque con una pena molto breve) non ha permesso l’individuazione di un numero più consistente di nominativi utili all’inserimento. Inoltre, nonostante in alcuni periodi vi fosse stata la possibilità di un secondo inserimento all’interno della Casa S.Felice, la madre detenuta individuata non è stata inserita poiché non vi erano posti disponibili all’interno della struttura di accoglienza.
MC

CONDIVIDI