Carcere e recupero, una mappatura
La ricerca ha interessato una mappatura analitica delle strutture di accoglienza destinate a persone detenute ed ex detenute in Toscana, la cui utilità è palese per il loro reinserimento, soprattutto laddove esse siano sprovviste di una rete di accoglienza esterna.
Da alcuni anni all’interno dell’Osservatorio sugli istituti penitenziari della regione Toscana, censito dalla Fondazione Giovanni Michelucci in collaborazione con la Regione Tosca ed il Provveditorato dell’Amministrazione regionale (PRAP), trova collocazione un’indagine sui centri di accoglienza esterni al carcere destinato a persone detenute ed ex detenute.
I risultati della ricerca. La rilevazione ha interessato le strutture che sul territorio toscano forniscono accoglienza alle persone in esecuzione penale ed agli ex detenuti/te. Si tratta di un universo ricettivo multiforme per dimensione, utenza, gestione, dislocazione territoriale. Il maggior numero delle strutture di accoglienza si trovano nel comune del capoluogo di regione, Firenze, alcune delle quali sono prettamente femminili. In quest’ultimo caso le strutture hanno un’utenza mista nel senso che non accolgono solo persone detenute ma donne con diverse problematiche sociali, che vanno dal disagio abitativo, a quello familiare, a quello economico. Nel complesso, le strutture oggetto dell’indagine sono risultare di dimensione medio-piccola, salvo pochi casi, ed interamente destinate ad un’unica tipologia di utenza, quella del soggetto maschio detenuto che ha, o ha avuto, problemi con la giustizia. La gestione è prevalentemente affidata ad istituzioni di stampo religioso dove la Caritas predomina sulle altre. Il territorio della Regione Toscana è differentemente interessato dalla dislocazione delle strutture in oggetto. Sorprende l’accentramento intorno al Comune di Firenze, motivato certo dall’ubicazione del più grande istituto penitenziario della regione, e dell’esiguità delle presenze dei centri di accoglienza degli altri capoluoghi di provincia dove, ad eccezione di Carrara, è dovunque presente una struttura detentiva. Le strutture ricettive sono essenzialmente luoghi di accoglienza continuativi, dove il soggetto, per lo più in permesso premio, passa la notte e parte del giorno e dove, può incontrare i parenti e beneficiare dei servizi minimi, una mensa, il lavaggio della biancheria, uno spazio polivalente dove trascorrere il proprio tempo. L’eccezione è rappresentata dalle strutture di accoglienza per donne e bimbi nella città di Firenze dove l’accoglienza offre un più vasto ventaglio di servizi ed opportunità e dove esistono convenzioni, più che altrove, con il Polo delle Marginalità e l’ufficio Minori del Comune di Firenze. Il volontariato è presente quasi ovunque e generalmente gli operatori e gli stessi volontari non hanno una preparazione specifica nel trattare questo tipo di utenza se non l’esperienza sul campo acquisita in anni di servizio. A causa dell’incremento della popolazione detenuta straniera quasi la totalità delle strutture accoglie persone di diverse nazionalità, senza che tuttavia gli operatori abbiano una specifica preparazione a trattare con esse.
MC