La dimensione culturale in carcere: è uscito il nuovo volume

Articoli e contributi sul valore della cultura, dell’arte e della formazione per il reinserimento

In un tempo in cui il carcere è afflitto dal sovraffollamento e dal susseguirsi di eventi critici come i suicidi appare quanto mai urgente rinnovare l’attenzione sul senso della pena detentiva, sull’organizzazione e l’amministrazione del carcere, sulle condizioni della vita intramuraria, allo scopo di avviare un processo realmente riformatore.

In questa prospettiva assumono un’importanza strategica le attività culturali e formative sviluppate internamente e finalizzate al reinserimento della persona detenuta, attività che concorrono allo sviluppo della personalità ed al rispetto della dignità individuale.

Il volume è a cura di Saverio Migliori ed è edito da Angelo Pontecorboli Editore Firenze.


Il volume si inserisce nella pluriennale attività di ricerca della Fondazione Giovanni Michelucci sui temi sociali e, nello specifico, sull’esecuzione penale e sul rapporto tra carcere e città.

Articoli di:

Silvia Botti, Carmelo Cantone, Franco Corleone, Giovanni Maria Flick, Sara Gavazzi, Livia Gionfrida, Carlo Mazzerbo, Patrizia Meringolo, Saverio Migliori, Nadia Musumeci, Damiano Francesco Puja, Armando Punzo, Monica Sarsini, Serena Spinelli, Grazia Zuffa.


Quale valore hanno oggi le iniziative formative, artistiche e culturali realizzate nel carcere? In quale misura l’iniziativa culturale nel suo complesso può concorrere al benessere della persona detenuta? Quanto le cosiddette attività rieducative riescono a promuovere un efficace reinserimento sociale?

Il volume cerca di rispondere a queste domande tenendo sempre sullo sfondo le attuali condizioni penitenziarie, caratterizzate da un endemico sovraffollamento, da una popolazione detenuta individualmente e socialmente vulnerabile, da eventi critici sempre più frequenti come i suicidi.

Ogni riflessione sul valore della cultura, dell’arte e della formazione in carcere non può esimersi dall’interrogarsi sul senso che la pena detentiva ha progressivamente assunto in Italia e sugli effettivi margini per l’avvio di un processo riformatore del sistema penal-penitenziario.

In questa prospettiva anche l’iniziativa culturale interna agli Istituti penitenziari, fortemente sorretta dalle istituzioni territoriali, dal terzo settore e dal volontariato, può concorrere efficacemente a non banalizzare il tempo detentivo, restituendo a quanti scontano una pena dignità e facoltà di scelta, ed a consolidare un più efficace processo di reinserimento sociale.

Accanto alla cultura realizzata dentro al carcere, appare sempre più urgente portare ‘fuori’, all’attenzione dell’opinione pubblica, la cultura ‘del’ carcere, affinché quest’ultimo non resti un’isola nella città, separato dal tessuto sociale, ma venga percepito come un pezzo di città, come un’istituzione pubblica.

La cultura in carcere e la cultura del carcere per un processo realmente riformatore dell’esecuzione penale detentiva.

Da sinistra: Il giardino degli incontri (Archivio Fondazione Michelucci); Livia Gionfrida, Teatro Metropolare (Foto di Pamela Maddaleno); Isola di Gorgona (Foto di Pierangelo Campolattano)


Il volume prende le mosse da un lavoro di ricerca realizzata dalla Fondazione Giovanni Michelucci, in collaborazione con la Regione Toscana, Assessorato al Welfare e Direzione Beni, Istituzioni, Attività culturali e Sport, ricostruisce un primo Repertorio degli interventi formativi e culturali realizzati presso le strutture penitenziarie della Toscana ed inquadrabili nel cosiddetto trattamento rieducativo riservato alla persona condannata.

Qui per consultare il rapporto di ricerca 

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