I nuovi arredi sacri del sacrario ai caduti di Kindu a Pisa
La riprogettazione degli arredi sacri della Cappella Sacrario ai caduti di Kindu nei pressi dell’aeroporto di Pisa, luogo simbolo dove la tragica storia degli uomini si fa memoria, ma anche spazio che porta in maniera netta l’impronta del suo progettista.
Il progetto di sistemazione dell’interno della Cappella a cui come Fondazione abbiamo lavorato, ha inizio dopo quaranta anni dalla realizzazione dell’opera e a dodici dalla scomparsa di Michelucci. Nella fretta dei tempi di realizzazione dell’opera, legata alla travagliata vicenda, Michelucci aveva lavorato in maniera limitata, sugli arredi sacri. Inoltre la sistemazione interna della Cappella si era deteriorata nel tempo.
La prima scelta progettuale è stata quella di riconquistare la dimensione originaria aperta e comunicante dello spazio interno, liberandola da ingombri ed orpelli, ritrovando e ripristinando i pochi elementi originali di autore o conservando altri arredi meritevoli di permanenza.
Alcuni particolari di manufatti originali, disegnati da Michelucci, ci riportano a una certa cura per il disegno ed il particolare.
Con molta probabilità, con tempi meno rapidi di quelli richiesti a Michelucci per la progettazione e alla esecuzione delle opere, questi arredi ed elementi sarebbero stati inseriti all’interno di una progettazione complessiva di maggior respiro e di dettaglio.
È il caso delle panche realizzate in rovere e ferro battuto, del corrimano della scala che porta al percorso in quota e dei confessionali realizzati a copia di quelli presenti nella chiesa di San Giovanni Battista lungo l’Autostrada del Sole; le sezioni e i profili delle sedute e degli schienali così come i corrimani, testimoniano ulteriormente la sapienza artigiana di Michelucci.
Ad esclusione di questi ‘arredi’, l’interno del Sacrario si è connotato negli anni per un certo affastellamento eterogeneo di interventi, certamente legati a momenti particolari della storia del complesso aeronautico o a particolari esigenze, ma che si sono di fatto frapposte ad una lettura unitaria e coerente dell’edificio.
Il rispetto per il ‘luogo’ e la sua storia, la tragicità degli eventi, continuamente rievocata non solo dal sepolcreto antistante la pista di volo, ma anche dal trattamento dei materiali e dalle pietre posate sul sagrato, il forte richiamo alla vita caratterizzato dalla luce che penetra, si diffonde e attraversa tutto l’ambiente ma soprattutto la necessità di non sovrapporsi con un ‘opera ‘ che voglia farsi altro, aggiungendo stilisticamente nuovi e autonomi significati, sono state le linee conduttrici del percorso progettuale.
La proposta di progettare parte degli arredi, all’interno di un intervento più ampio di salvaguardia della struttura, che, dato il deterioramento, avrebbe riguardato fra l’altro il rifacimento della copertura, la sostituzione delle strutture portanti di tutte le parti vetrate e la pulizia di tutte le parti in cemento, ha costituito una opportunità per ridare unitarietà ad un ambiente che la collocazione di arredi seriali e i vari interventi succedutisi senza una riflessione compiuta, avevano negli anni spezzato.
L’altare, l’ambone, la sede del presidente e dei concelebranti, il fonte battesimale e il tabernacolo sono stati pensati e disegnati in questa ottica, non come singole ‘sculture’ autonome ma in una ricerca di unitarietà e di autenticità sia delle forme che dei materiali.
La progettazione ha interessato inizialmente, l’altare, l’ambone e il fonte battesimale ma è soprattutto partendo dall’altare-mensa, polo della comunità celebrante, che si è articolato il nostro intervento.
MC
Allegati:
intervento_a_Kindu.pdf