Architettura e diritti umani: La città informale

ARCHITETTURA E DIRITTI UMANI.
Professione, progetto e impegno civile rispetto alle carceri, alle strutture per i profughi, ai brani di città informale.

Venerdì 24 novembre,  la Fondazione Michelucci e l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Firenze promuovono il penultimo evento formativo per architetti del ciclo “Architettura e Diritti Umani” dedicato alla città informale.

Il ciclo Architettura e Diritti Umani, iniziato nel maggio 2016 con il corso “Architettura e carcere”, ha la finalità di favorire un investimento del ruolo dell’architetto nei confronti di quegli ambiti dell’abitare umano in cui i diritti e la dignità dell’uomo sono maggiormente a rischio. Carceri e Cie, “campi nomadi” e piccole baraccopoli informali occidentali, ma anche i grandi campi per i rifugiati a ridosso delle aree di conflitto, rappresentano luoghi contemporanei di frattura dei diritti, luoghi dell’abitare inferiore, vissuti come “uniche opzioni possibili” laddove è invece necessario agire per affermare la dimensione umana e urbana anche attraverso il progetto e interventi architettonici innovativi.


PROGRAMMA
venerdì 24 novembre 2017

ore 9.30/13.30

  • Giancarlo Paba, urbanista, presidente della Fondazione Michelucci
  • Annalisa Pecoriello, architetto

ore 14.30/18.30

  • Elena Tarsi, architetto
  • Iacopo Zetti, urbanista e docente di urbanistica

Da tempo la presenza di brani di “città informale” interessa anche le città dell’Europa occidentale e non soltanto le nazioni del sud del mondo. Microcosmi urbani “irregolari” si insediano in  aree industriali dismesse, in territori di scarto,  come in aree agricole dove è richiesto l’impiego di manodopera a basso costo per i lavori agricoli stagionali. Gli insediamenti “illegali” sono formati e occupati prevalentemente da gruppi di immigrati, non sempre  associabili a contesti di miseria estrema ma sempre collegabili a situazioni di esclusione abitativa. Questi microcosmi costruiti con mezzi di fortuna e in assenza di servizi si formano fuori da qualsiasi pianificazione convenzionale e presentano caratteri propri, in termini sia materiali sia sociali. Questo genera spesso conflitti con la città «formale» che le vive vicino o intorno. Le pratiche di sradicamento di questi tessuti informali accompagnati spesso dalla demolizione dei manufatti precari ottengono, come risultato, il riformarsi altrove di questo tipo di insediamenti. La razionalità di questo approccio è assai discutibile e testimonia di un’incapacità istituzionale di fornire risposte alle esigenze alloggiative e alla domanda di città. Le sistemazioni abitative informali si riformano in maniera sempre più deficitaria e precaria in luoghi meno visibili e contesi e quindi apparentemente meno soggetti a cacciata ma anche più vulnerabili e fragili dal punto di vista igienico-sanitario.   La presa in considerazione della realtà dei quartieri informali e dei loro abitanti invisibili o «invisibilizzati» significa acquisire la capacità di valutare alternative da parte delle istituzioni pubbliche, la capacità di combinare  le scarse risorse disponibili con nuove politiche di intervento urbanistico in grado di fornire una risposta integrativa che vada oltre le buone pratiche eccezionali.

Tema affine è quello  che riguarda la realtà dei “campi nomadi”  in Italia, che  interessa tutt’oggi ancora  40 mila persone di cui il 60% ha meno di 18 anni. A parte gli insediamenti rom irregolari che rientrano nell’ambito della “città informale”, resta il versante dei campi riconosciuti istituzionalmente, realizzati e gestiti con finanziamenti pubblici. Essi sono oggetto d’interesse da parte della Commissione Europea, che sta vagliando la possibilità di sanzionare l’Italia. Tre anni fa, su sollecitazione dell’Unione europea, il governo italiano ha elaborato un documento di indirizzo intitolato “Strategia nazionale di inclusione” che punta all’eliminazione dei campi nomadi e all’integrazione dei rom nelle comunità locali. Il 10 marzo 2015 la Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato ha approvato, una risoluzione che chiede al governo di recuperare al più presto il ritardo, allineandosi, finalmente, alle indicazioni della Ue. Collocati fuori dai centri abitati, in zone fortemente marginalizzate e generalmente degradate, i campi costituiscono una grave violazione dei diritti umani e nei fatti una realtà di segregazione su base razziale. Anche quando l’istituzionalizzazione dei campi ha comportato l’utilizzo di prefabbricati e container in sostituzione delle soluzioni precarie auto-costruite dagli abitanti, la loro manutenzione e la gestione dei servizi e delle attività di controllo ha comportato, nelle condizioni date, una dispendiosa manutenzione e una marginalizzazione sociale ancora più grave. I processi di fuoriuscita abitativa dai campi per approdare a situazioni abitative differenti come l’inserimento nell’edilizia pubblica o più in generale nell’edilizia abitativa sociale sono lenti a causa della scarsità del bene e della contesa sociale. L’accesso al mercato abitativo privato è una strada impervia a causa delle debolissime economie e dei fortissimi pregiudizi.  Il risultato è che la realtà dei “campi nomadi” che nessuno vuole (rom, abitanti limitrofi, istituzioni locali)  è continuamente procrastinata come una forma di “transitorietà congelata (Bauman), e il superamento dei campi  a vantaggio di soluzioni più civili e più sicure è in gran parte da fare.

Al fine di offrire una conoscenza organica dello stato di fatto e delle sue possibili evoluzioni, il corso si articola su alcuni momenti fondamentali di conoscenza:

  • uno sguardo internazionale sulle “città informali” in alcuni casi di particolare interesse per le dinamiche di formazione, per gli strumenti che ne hanno guidato la rigenerazione urbana, senza allontanamento degli abitanti e rispettandone la cultura abitativa, per le soluzioni urbanistiche e architettoniche adottate che hanno contribuito all’apertura di possibilità di cambiamento;
  • una ricognizione sulla varietà tipologica dei brani di “città informale” in Italia, sulle modalità di gestione dei problemi e dei rapporti con le comunità locali;
  • un focus particolare è riservato alle situazioni presenti in Toscana  attraverso un quadro sintetico degli insediamenti presenti, dei  contesti territoriali e sociali, dalle situazioni di maggiore gravità e di quelle più strutturate per le quali sono state mobilitate risorse e attivati processi  di interazione sia di tipo istituzionale che di carattere associativo.
  • una riflessione su linee guida e criteri per la progettazione di interventi innovativi anche a partire dalle buone pratiche realizzate: gli organismi dell’abitare informale sono ambiti spaziali apparentemente inconciliabili con la dimensione del progetto tradizionalmente inteso nella sua dimensione tecnica e di controllo del fatto edilizio, ma la dimensione crescente dei fenomeni può oggi richiedere l’esplorazione di soluzioni nuove, l’adozione di tecniche di progettazione partecipata

Curriculum dei relatori

Giancarlo Paba (curatore scientifico del corso)

Professore ordinario di Tecnica urbanistica nell’Università degli Studi di Firenze, dal 2012 è il Presidente della Fondazione Giovanni Michelucci.

Annalisa Pecoriello

Architetta e dottoressa di ricerca in Progettazione urbana territoriale e ambientale presso il Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio dell’Università degli Studi di Firenze.

Elena Tarsi

Architetta e dottoressa di ricerca in Progettazione urbana territoriale e ambientale presso il Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio dell’Università degli Studi di Firenze.

Iacopo Zetti

Urbanista e professore associato in Tecnica e pianificazione urbanistica presso il Dipartimento di Architettura (DiDA) dell’Università degli Studi di Firenze.


DETTAGLI PER LE ISCRIZIONI

Periodo di svolgimento
24 novembre 2017 orario 9.30 – 13.30 e 14.30 – 18.30

Sede
Fondazione Architetti Firenze
c/o Palazzina reale
Piazza Stazione, 50 – Firenze

Frequenza

Con la partecipazione al corso è previsto il rilascio di 8 crediti formativi professionali (CFP).
La frequenza al corso è obbligatoria con firma in ingresso e in uscita.
Previsto il rilascio di crediti ai fini dell’assolvimento dell’obbligo formativo solo frequentando almeno l’80% delle ore totali.

Quota di iscrizione
€ 87,84 (72 euro + IVA)
Per le Pubbliche Amministrazioni, se esenti iva, quota iscrizione € 72; nel caso in cui non fosse possibile effettuare il pagamento anticipato, sarà necessario allegare all’iscrizione la determina/autorizzazione di impegno di spesa da parte dell’Ente.

Modalità di pagamento
Il pagamento della quota di iscrizione dovrà essere effettuato tramite carta di credito o bonifico bancario intestato a Fondazione Architetti Firenze sulla Banca Cooperativa di Cambiano Agenzia 12 Firenze – Talenti IBAN IT 12 M 0842502800000030887251(Causale:nome_cognome_Cod_648)
Copia del versamento dovrà essere inoltrata entro le ore 24 dello stesso giorno di iscrizione alla mail formazione@fondazionearchitettifirenze.it (pena perdita dell’iscrizione)
Si ricorda che le iscrizioni sono protocollate secondo l’ordine di arrivo ai nostri uffici dell’attestazione di pagamento

Scadenza iscrizioni
20 novembre 2017

PER ISCRIVERSI CLICCARE QUI

Info: https://www.architettifirenze.it/corso/la-citta-informale/

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