Le Case del Popolo nella provincia di Prato
La Fondazione Michelucci ha realizzato, in collaborazione con l’Arci di Prato, un monitoraggio critico degli oltre 70 Circoli e Case del Popolo presenti nel territorio della provincia di Prato.
La Fondazione Michelucci ha realizzato, in collaborazione con l’Arci di Prato, un monitoraggio critico degli oltre 70 Circoli e Case del Popolo presenti nel territorio della provincia di Prato.
La ‘Casa del Popolo’ è un luogo storico del mondo del lavoro e dell’associazionismo popolare. Al termine ‘Casa del Popolo’ sono riferibili edifici sociali differenti, generati alle origini da un ventaglio ampio di istanze di associazionismo popolare, mutualismo, cooperazione, formazione e educazione degli aderenti a una migliore difesa dei loro interessi nell’ambito del sistema economico-sociale vigente. Da queste istanze, cresciute tra la seconda metà dell’Ottocento e il primo Novecento nella composita cultura della sinistra, del mondo laico e riformista, sono maturate quelle espressioni di auto-emancipazione operaia e popolare che hanno realizzato le Case del Popolo come edifici-simbolo della costruzione del socialismo.
Con le diverse accentuazioni e le molte valenze del termine, il nome ‘Casa del Popolo’ può essere comunque utilizzato correttamente come dizione prevalente di un insieme di edifici sociali sorti sull’humus politico-culturale del pensiero socialista e libertario.
Questo tipo di associazionismo si è sviluppato in Italia con ritardo rispetto a quanto avvenne in Inghilterra, Francia e Germania, dove i movimenti rivoluzionari europei del 1848 con le loro rivendicazioni in campo sociale rappresentano un momento decisivo per la formazione di una coscienza democratica nella popolazione e le sviluppo di pratiche di mutuo soccorso.
La genesi delle Case del Popolo presenta tanti fili, tante storie. I due filoni fondamentali, nella genesi delle Case del Popolo sono quello cooperativistico, prevalentemente di consumo (Cooperativa di consumo, Unione dei Consumatori, Comune Collettivista) e quello che conduce alle radici lontane delle società mutualistiche (Società di Mutuo Soccorso, Società operaie di Mutuo Soccorso) che rappresentarono il momento identificativo di volontà associazionistiche, cooperativistiche in aree dove potevano essere presenti retaggi mazziniani, garibaldini, anarchici.
È dal bisogno di un coordinamento unitario necessario a contrastare e competere con l’avanzata di questi soggetti associativi che matura nell’ambito delle forme associative che fanno riferimento alla sinistra la decisione di costituirsi insieme a livello nazionale. Così, al congresso del 26 maggio 1957, a Firenze nasce l’Arci.
Nel corso degli anni Settanta viene portato avanti, tra fatiche e resistenze, un processo di apertura delle case del Popolo ad altre componenti politiche e sociali. Ma di fronte allo sviluppo dei consumi e alle nuove forme di utilizzazione del tempo libero e all’imporsi di nuove modalità di comunicazione, il modello sociale delle Case del Popolo va lentamente in crisi. L’associazionismo che vive attorno alle Case del Popolo è da tempo alla ricerca di un nuovo modello organizzativo, di una nuova forza di attrazione, di una proposta culturale adeguata ai mutamenti sociali e culturali.
Riaffiora nel presente delle strutture associative l’esigenza del momento progettuale, in grado di coniugare l’esperienza quotidiana con un sistema di valenze utopiche.
Questo processo di rinnovamento si concretizza nella riunificazione dei tanti settori di impegno sociale, di solidarietà, di apertura di nuove forme di cooperazione e di relazioni, di lotta all’esclusione sociale, all’emarginazione e al razzismo.
Questo processo si fonda in larga misura sulla riattualizzazione delle funzioni storiche dei Circoli e delle Case del Popolo. Una rete di luoghi di partecipazione consapevole dei cittadini che opera per la promozione umana e civile degli individui attraverso l’esperienza collettiva.
La ricerca è stata pubblicata nel gennaio del 2007 nel volume ‘I costruttori del popolo’.
NS