Un monitoraggio critico delle strutture per l’alloggio sociale e l’accoglienza in Toscana
Il progetto ‘Rete toscana per l’alloggio sociale e l’accoglienza’ ha voluto verificare sul piano regionale le azioni di amministrazioni locali e di associazioni rivolte ai segmenti più deboli della domanda abitativa.
Il progetto è finanziato dal Cesvot e gestito dall’Arci Toscana, dalla Fondazione Michelucci e da molti altri partner.
La mancanza di una casa, o la mancanza di una casa decente al costo giusto, è l’anello spesso determinante di una catena infinita di privazioni.
Le politiche tradizionali di accesso alla casa, nonostante il continuo aumento del numero delle costruzioni, non solo non hanno garantito ‘una casa per tutti’, ma si sono dimostrate incapaci di rispondere ai cambiamenti della domanda e dei bisogni: l’immigrazione, la crescita delle famiglie monogenitorali o atipiche, le famiglie di soli anziani, le difficoltà dei giovani.
Le politiche sociali hanno prodotto offerte specifiche per categorie particolari, che si sono ispirate spesso a logiche di emergenza e hanno prodotto il più delle volte casi fenomeni di istituzionalizzazione, di cronicizzazione, di perdita di autonomia personale, con connotazioni di assistenzialismo che superavano spesso anche le effettive criticità.
Il Progetto ‘Rete toscana per l’alloggio sociale e l’accoglienza’, finanziato dal Cesvot all’interno del Bando per l’innovazione 2003, gestito dall’Arci Toscana, dalla Fondazione Michelucci e da molti altri partner, ha voluto verificare sul piano regionale le azioni di amministrazioni locali e di associazioni del privato sociale rivolte ai segmenti più deboli o critici della domanda abitativa: anziani, donne in difficoltà, ex detenuti, immigrati, minori con problemi familiari, profughi, Rom, senza dimora.
I tentativi di innovazione nel campo delle risposte abitative a queste fasce hanno visto protagonisti, sul territorio, associazioni, cooperative, fondazioni, il più delle volte in partenariato con enti locali e altri soggetti o categorie; e hanno operato, in forma molto diversificata, per superare gli ostacoli di accesso alla casa incontrati da figure sociali specifiche, integrando forme di sostegno finanziario, di accompagnamento sociale,
Sono state quindi monitorate 350 strutture residenziali o servizi rivolti a questi segmenti di popolazione.
Il quadro che emerge dall’Atlante è un quadro di luci e ombre, di molte innovazioni culturali e di poche effettive sperimentazioni, di passi in avanti ma anche di pigrizie e di ripiegamenti su soluzioni consolidate.
La Toscana, storicamente territorio di buona qualità del sistema di welfare, rischia di limitarsi alla difesa di questi livelli di prestazioni, senza comprendere a fondo la natura strutturale e di lungo periodo dei fenomeni di povertà e di precarietà che riguardano fasce crescenti della popolazione.
Come indicazione utile nel necessario percorso di innovazione, il progetto ha messo in campo in 5 dei Comuni coinvolti da progetto, delle azioni pilota esemplificative dei compiti che oggi stanno davanti alle politiche abitative e alle politiche sociali a Livorno un bando per realizzare una serie di interventi a supporto della permanenza degli anziani nei propri appartamenti; a Pisa una azione di microcredito per l’accesso alla casa di famiglie immigrate; a Pontedera è stato attivato un servizio di convivenza guidata per madri con bambini in stato di disagio abitativo; a Firenze una soluzione di accoglienza per le madri detenute con figli con meno di 3 anni; a Prato una serie di servizi e di spazi culturali per immigrati all’interno di alcune Case del Popolo.
Gli esiti del progetto sono stati pubblicati nel volume ‘Atlante dell’alloggio sociale e dell’accoglienza in Toscana’.
NS